Welfare aziendale, il mondo dei balocchi!

Uomini che brindano con bottiglia di birra

Vuoi incentivare i tuoi dipendenti e risparmiando? Puoi farlo con il welfare aziendale.

Premessa

Un lavoratore felice è più produttivo, ecco perché il tema del welfare aziendale è sempre più caldo.

Non lo è solo per le multinazionali, pioniere sull’argomento, ma anche per le PMI, che stanno scoprendo un modo davvero efficace per migliorare il clima in azienda, la conciliabilità tra vita privata e lavorativa dei loro dipendenti, di conseguenza la loro produttività.

Puoi utilizzare il welfare aziendale anche per aumentare l’appetibilità della tua azienda durante il processo di Ricerca e Selezione del personale.

Welfare aziendale: definizione

Il welfare aziendale è un insieme di benefit e prestazioni, diffuso soprattutto nelle multinazionali, finalizzato ad integrare la componente monetaria della retribuzione per sostenere il reddito dei dipendenti e migliorarne la vita privata e lavorativa.

La parola welfare è inglese, significa “benessere” e indica l’insieme di iniziative e attività che il datore di lavoro offre ai propri dipendenti per migliorare il loro sentiment.

Welfare aziendale

Cos’è e come è strutturato un piano welfare aziendale

I piani di welfare aziendale possono essere strutturati “on top” alla retribuzione fissa e variabile, cioè a prescindere da queste, come un di più da parte della dirigenza/proprietà, o frutto di un accordo sindacale.

Possono anche essere associati alla parte variabile della retribuzione, di solito legata alla produttività , in questo caso vengono regolati da accordi sindacali o di categoria (Legge di stabilità 2016-2017).

Il welfare a parziale o integrale sostituzione del premio di risultato, si configura come un vero e proprio piano di incentivazione.

L’azienda e il dipendente possono trarre un notevole vantaggio fiscale grazie al nobile intento del welfare, ovvero erogare servizi volti a “soddisfare esigenze e interessi meritevoli di tutela”, come il miglioramento delle loro condizioni di vita e dei loro familiari (art. 51, secondo comma del Testo unico delle imposte sui redditi – Tuir).

Occhio all’enorme vantaggio per dipendente e azienda: entro certi limiti di spesa, tali servizi vengono detassati per i lavoratori dipendenti, perché non concorrono a formare reddito imponibile (e quindi neppure da indicare in dichiarazione dei redditi se rimborsati nello stesso anno).

Non costituendo reddito, la loro corresponsione è esente da tassazione fiscale e contributiva.

Lato azienda, il costo è deducibile (entro certi limiti).

Così, per una volta, ci guadagnano tutti!

Struttura del piano welfare aziendale

Cos’è e come funziona il welfare aziendale?

L’azienda mette a disposizione un panel di servizi volto a migliorare la qualità della vita personale e lavorativa del dipendente.

L’art.51 del TIUR indica una lista di beni e servizi che il lavoratore può convertire in beni di welfare aziendale, usufruendo della detassazione:

  • Autovetture ad uso promiscuo;
  • Prestiti a tasso agevolato;
  • Alloggio;
  • Servizi di trasporto;
  • Assistenza sanitaria complementare;
  • Servizio mensa;
  • Ticket restaurant;
  • Servizi di educazione e istruzione;
  • Azioni societarie;
  • Pagamento retta asilo.

Ogni piano welfare deve essere studiato in base alle esigenze specifiche dei dipendenti a cui si rivolge.

Deve essere efficace ovvero in grado di incrementare la soddisfazione del lavoratore, di conseguenza migliorerà la prestazione lavorativa e ridurrà il turn over.

Perché sia godibile, deve prevedere dei servizi effettivamente richiesti dai tuoi dipendenti, che vengano percepiti come utili. Le convenzioni, pensa a studi medici, ristoranti, agenzie di viaggio e quant’altro, devono essere realmente fruibili, meglio se i fornitori dei servizi si trovano vicino al luogo di lavoro e/o al domicilio dei tuoi dipendenti.

Prevedere servizi e beni favolosi ma non sfruttabili in concreto non rende appetibile il tuo piano welfare, che non verrà percepito come un vantaggio, un valore aggiunto, bensì qualcosa di inutile.

Come il dipendente può fruire il suo piano welfare?

La cosa migliore da fare per l’azienda è predisporre una piattaforma welfare a cui i lavoratori possano accedere liberamente e con facilità.

In questo modo sono autonomi nel verificare il loro saldo, conoscere quanto previsto dal piano e prenotare i servizi desiderati.

La piattaforma deve essere smart, chiara, comoda. Tutto ciò che è complesso verrà utilizzato con molta difficoltà, se non accantonato direttamente e tu non vuoi questo!

L’azienda può decidere se:

  • avvalersi di piattaforme online di aziende terze
  • sviluppare da sé una piattaforma welfare

La piattaforma deve:

  • Essere accessibile al dipendente mediante account dedicato
  • Organizzata in maniera intuitiva
  • Permettere la prenotazione di beni e servizi
  • Permettere la consultazione dei beni a catalogo
  • Monitorare il saldo del proprio conto e i propri movimenti storicizzandoli nel tempo
  • Poter costruire piani personalizzati
  • Avere una parte di back office per la gestione amministrativa delle pratiche
  • Fornire assistenza e supporto lato azienda e lato dipendente.

Welfare aziendale e tassazione: dipendente vs azienda!

I premi di produttività, detti anche premi di risultato, vengono riconosciuti ai lavoratori che contribuiscono in maniera significativa alla crescita aziendale, in termini di processi, fatturato, e/o obiettivi prestabiliti, valutabili in maniera oggettiva.

Tassazione del welfare aziendale

La legge prevede l’applicazione di un”imposta sostitutiva Irpef pari al 10% per i premi fino a 3.000 euro annui.

Tale agevolazione spetta solo ai dipendenti che abbiano prodotto un reddito annuale non superiore a 80 mila euro.

Queste agevolazioni si applicano solo ai dipendenti del settore privato, nulla spetta a quelli del pubblico impiego.

Se il dipendente decide di convertire il premio in beni e servizi di welfare aziendale, all’importo non si applica alcuna tassa.

La gran parte dei lavoratori preferiscono avere il premio in denaro nella loro busta paga, metterlo nel portafogli e spenderlo come meglio credono.

Dai, è vero. Ma questo comporta uno svantaggio: l’importo è soggetto a tassazione, pertanto ciò che viene inserito in busta paga non sarà quello che va nelle tasche del nostro lavoratore.

Qualora il premio venisse fruito in beni e servizi welfare l’importo erogato dall’azienda verrà percepito/speso dal dipendente senza alcun tipo di tassazione, né costituirà reddito imponibile.

Lato azienda, la convenienza del welfare non è da poco: gli importi erogati con questa modalità sono deducibili dal datore di lavoro ai fini Ires, godendo quindi di un particolare trattamento fiscale.

Il vantaggio è correlato non solo alla completa deducibilità del premio, ma anche all”esenzione della trattenuta per contributi INPS.

Anche il datore di lavoro risparmia bei soldini.

Qualche dato: la ricerca di McKinsey

Secondo una ricerca realizzata da McKinsey nel 2013, le politiche di welfare aziendale porterebbero a -15% di assenze per dipendente all’anno, con un impatto positivo per l’azienda fino a 1.350 euro; 5% in più di ore lavorate corrispondenti a 1.600 euro all’anno e -1,6 mesi di congedo maternità corrispondenti a 1.200 euro.

In conclusione, secondo l’analisi di McKinsey il datore di lavoro avrebbe un ritorno economico netto doppio rispetto ai costi sostenuti.

Perché? Grazie all’aumento di produttività dei dipendenti che avrebbero un percepito di valore maggiore del 70% rispetto al costo sostenuto dall’impresa, soprattutto per quei servizi meno reperibili sul mercato dai singoli o giudicati troppo costosi (cura anziani, servizi salva-tempo, flessibilità degli orari, congedi parentali extra retribuiti).

Conclusioni

  • Premi di produzione in denaro: imposta sostitutiva del 10% fino a 3000 euro; l’importo contribuiscono a incrementare il reddito imponibile del dipendente. La legge di bilancio 2017 prevede che il lavoratore possa giovare della detassazione solo se non supera un reddito lordo di 80 mila euro annui, in precedenza il limite era stato fissato in 50 mila.
  • Premi di produzione in beni e servizi welfare: esentasse per il dipendente e deducibile per l’azienda.

Ecco un caso esemplificativo: consideriamo un lavoratore che percepisce una retribuzione annuale lorda di 28.000 euro e che riceve un premio di risultato pari a 3.000 euro annui.

Le possibilità a riguardo sono di fatto tre:

  1. Un aumento diretto in busta paga, con conseguente aumento della RAL;
  2. Il versamento del premio di risultato in busta paga;
  3. La conversione del premio di risultato in servizi di welfare aziendale.

A Voi le valutazioni.